INTERVENTO DI RENÉ ROUX, RETTORE DELLA FACOLTÀ DI TEOLOGIA,
AL FORUM DI LUGANO

 

Vorrei condividere con voi una riflessione su di un possibile ambito sul quale si dovrebbe lavorare. Abbiamo fatto un Convegno insieme  ̶ Facoltà di Teologia e Confraternita di San Carlo  ̶ che ha preceduto il Forum di quest’oggi: e la domanda che mi viene naturale, sentendo anche le presentazioni di stamane, è la seguente: le facoltà teologiche, hanno un rapporto con le confraternite? Possono dare un contributo? Ci può essere una forma di arricchimento reciproco? Può sembrare paradossale, perché le confraternite sono di fatto legate alle attività di religiosità popolare o di iniziative terrene, mentre le università teologiche sembrano essere dedicate solo a riflessioni astratte e lontane. A me pare invece che vi siano alcuni settori nei quali, per la tradizione cattolica, una conoscenza reciproca e una forma di collaborazione sarebbe più utile. Anzitutto, nell’ambito della conoscenza.

La teologia è una scienza che nasce dalla vita della Chiesa e dovrebbe occuparsi di tutta la vita della Chiesa: quindi, in qualche modo, a livello di ricerca storica, anche di questa dimensione; che, come abbiamo visto, è poco conosciuta: non solo dal mondo laico, come ricordava il Municipale d Lugano, ma anche all’interno della stessa compagine ecclesiale. Quanti preti o vescovi non hanno mai sentito parlare delle confraternite, fino al giorno in cui, per caso, si sono trovati ad avere un contatto con una di queste! Eppure è una dimensione grande. Secondo punto. Questa non è soltanto un ambito di ricerca storica, fatta per presentare sia la conoscenza sia anche la bellezza di queste istituzioni: ma anche una riflessione teologica. Io credo infatti che una parte della difficoltà che esiste tra clero e confraternite, mi domando, se non sia legata ad una teologia che in questi ultimi anni, senza volerlo, e influenzata anche da pensieri provenienti dal mondo protestante, ha guardato con sospetto a queste manifestazioni di religiosità popolare. siano esse le processioni, siano esse la recita del Rosario… e se questo sospetto che fossero cose troppo superficiali, non sufficientemente pure, sia penetrato anche nei sacerdoti: che quindi, in certi casi, di fronte a queste manifestazioni, anziché vedere il positivo che può essere fatto crescere, e anche a volte le dovute indicazioni per correggere quelle umanità che esistono dappertutto, rischia di generare un atteggiamento di timore. La situazione nei vari paesi è probabilmente diversa, ma la riflessione mi è venuta. Una terza riflessione, su cui si dovrebbe probabilmente fare un lavoro di teologia pastorale molto più profondo, è proprio quello del rapporto tra l’autorità istituzionale della Chiesa e il mondo del laicato. Perché queste difficoltà, che a volte accadono tra le confraternite e le curie, le parrocchie e il parroco, esistono anche per altri movimenti e situazioni ecclesiali.

La Facoltà di teologia di Lugano è nata ormai 27 anni fa, con una forte volontà di essere vicina anche ai movimenti ed altre situazioni ecclesiali, e noi abbiamo molti studenti che appartengono ora all’una ora all’altra: ognuno pensa che la propria sia tutta la Chiesa, poi ci accorge che la realtà è più grande. E queste difficoltà le hanno anche loro, come le sento dalle confraternite, e anche altrove. Mi domando allora se non sarebbe opportuno fare un lavoro di riflessione: su come, all’interno della comunità ecclesiale, debba essere concretamente esercitato il servizio dell’autorità, su questa collaborazione tra gli uni e gli altri, che non può essere soltanto una volontà di primeggiare, di comandare. Ho l’impressione che qui ci sia uno spazio di lavoro anche per le facoltà di teologia: ma è necessario anche che parte delle confraternite vengano queste domande, come domande forti e richieste.