Niente processioni a Pasqua. Ma la pietà popolare è «social»

Niente processioni a Pasqua. Ma la pietà popolare è «social»

Le confraternite che custodiscono tradizioni secolari si affidano alla Rete. Con catechesi e dirette. L’arcivescovo Pennisi: scuole di fede e di annuncio, sono in prima linea anche nella carità.
Processioni “sospese” durante la Settimana Santa e a Pasqua. Per il secondo anno consecutivo la pandemia ferma le manifestazioni pubbliche di pietà popolare che animano le città o i piccoli paesi e che in questi giorni avrebbero fatto scendere lungo le strade migliaia di persone. Radunate ai piedi di un’immagine cara alla devozione locale o di simulacri che rimandano alla Passione o alla Risurrezione del Signore e che sfilano per i centri storici d’Italia. Grazie prima di tutto alle confraternite, “custodi” di un tesoro di fede e di un bagaglio di tradizioni che travalica i secoli e unisce la Penisola. «Saremmo causa di assembramenti…», sorride il presidente della Confederazione delle confraternite delle diocesi d’Italia, Francesco Antonetti, che riunisce 3.300 realtà di tutto il Paese. Si stima comunque che siano almeno fra le 6 e le 7mila quelle vive nell’intero Stivale. Protagoniste di un vero e proprio coinvolgimento collettivo nei misteri cristiani e “scuole” di fede popolare che fa breccia nei cuori e nella mente. «Sarebbe però un abbaglio ridurre quest’esperienza ai soli elementi di folclore», spiega l’arcivescovo di Monreale, Michele Pennisi, assistente nazionale della Confederazione. E aggiunge: «È vero che non poter esprimere la pietà popolare nelle forme partecipative ed esterne che ci sono più proprie è motivo di sofferenza. Tuttavia….

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